19 Marzo 2024
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Il Grande Miracolo del 21 Luglio 1451

"IO MI CHIAMO MARIA", Ella rispose, "ED ABITO A CIGOLI TRA ROCCO E MICHELE" e ciò detto mandando raggi di luce, disparve.


Verso la metà del XV secolo, viveva nel Castello di Treggiaia, Diocesi allora di Lucca, oggi di San Miniato, una donna che la pia tradizione vuole appartenesse alla famiglia Mainardi, a cui successivamente e senza precedente malattia erano morti due figlioletti.
Alla nascita del terzo, il marito della donna che attribuiva la morte degli altri figli alla negligenza di lei, la minaccio di morte se anche questo bambino fosse venuto a perire.
Può ognuno facilmente immaginarsi con quanto amore e diligenza la donna vigilasse costantemente il suo figlioletto e l'immenso strazio ed il terrore che essa provò quando un giorno rientrando in casa per apprestargli il materno nutrimento, lo rinvenne freddo cadavere.
Presa dalla disperazione non tanto per la perdita del figlio quanto per le minacce del marito, quella sventurata madre concepì l'atroce idea di affogarsi nel fiume Roglio, che là presso mesce le sue acque a quelle dell'Era.
Riposato nella cuna quel gelido corpicino, smaniante, furiosa uscì di casa e si avviò verso il fiume, per effettuare il triste suo proponimento.
Mentre correva forsennata per la via, come Dio volle, incontrò una Giovane Donna, di nobile portamento, la quale dopo averla amorevolmente confortata e dissuasa nel reo disegno, la ricondusse a casa, assicurandola che il suo figlioletto era ancor vivo.
Entrate nella camera ove esso trovavasi, lo rinvennero esangue ed immobile, ma appena l'Augusta Signora l'ebbe toccato ed alzato sulle sue braccia, si rianimo e cominciò nuovamente a muoversi, ad agitare il capo e le piccole mani.
Immensa fu la gioia della madre nel vedersi restituire l'amato figliuolo e dopo aver con tutta l'effusione dell'animo ringraziata la pia Benefattrice, la richiese del suo nome e dove dimorasse, per poterle dare qualche prova della sua riconoscenza.
"IO MI CHIAMO MARIA", Ella rispose, "ED ABITO A CIGOLI TRA ROCCO E MICHELE" e ciò detto mandando raggi di luce, disparve.
Dopo alcuni giorni la madre tanto beneficata andò al detto Castello di Cigoli con una somma di commestibili per offrirli alla sua benefattrice. Ma ogni ricerca fu vana, non ritrovando alcuna donna che somigliasse a quella da lei incontrata e che abitasse fra i due personaggi indicatile, cioè Rocco e Michele.
Già il volgo cominciava a schernirla, quando il Preposto degli Umiliati, informato della cosa ed illuminato da Dio, comprese che ella cercava e fattala condurre alla Chiesa le scoprì la devota Immagine di Maria.
La donna de' Mainardi appena vedutala, in un impeto di riconoscenza e di amore non potè frenare le lacrime ed ad alta voce dichiarò di ravvisare perfettamente nei lineamenti del volto, nelle angeliche maniere, Colei che aveva risuscitato il figlio e che l'aveva salvata dalla morte che stava per darsi nelle acque del Roglio.
Questo miracolo tanto dalla tradizione che da un' antico documento si dice avvenuto il 21 Luglio 1451.


Fonte:
Francesco Maria Galli-Angelini, Cigoli e il suo santuario (ristampa dell'originale) - Pontedera, 1989.





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